30 milioni di euro. Questa la cifra postata nella variazione di bilancio di Regione Lombardia dalla giunta Maroni per finanziare il referendum (consultivo?) sull’autonomia regionale. Pronta la replica: “in un momento di grande difficoltà economica, di continui tagli nei servizi ai cittadini é vergognoso spendere risorse per un referendum puramente propagandistico. Di fatto la Lega Nord, in barba all’eliminazione del finanziamento pubblico ai partiti, usa risorse regionali per pura propaganda”. Tutto vero, però. Già però.
Vogliamo sviluppare un po’ meglio il tema? É indubbio che usare 30 milioni di euro per un referendum che in ogni caso non ha alcun valore legislativo è di per se inaccettabile, ancor di più quando si é costretti a ridurre i finanziamenti in vari settori e non si riesce a far fronte ad una crescente emergenza sociale. Farlo poi con i toni intrisi di pura ideologia e falsa propaganda come sta facendo la Lega diventa persino grottesco e ahimè per la Lombardia pericoloso, in una stagione di grande trasformazione istituzionale. É l’ennesima dimostrazione dell’incapacità di una forza politica che non sa uscire dagli slogan e dai “falsi” annunci. Probabilmente é lo strumento per giustificare il fallimento delle promesse elettorali largamente enunciate durante le ultime elezioni regionali. Ricordate il famoso 75 per cento?
Sbaglieremmo però a non cogliere, interpretare e approfondire l’attenzione che la richiesta di autonomia raccoglie, attenzione che da più di 20 anni si manifesta in forma più o meno consistente dal punto di vista elettorale, ma che è l’evidente conseguenza di un diffuso scontento, di una forte avversione verso la classe politica e di una “questione del nord” tutt’altro che risolta.
Allora la sfida va raccolta, stigmatizzando la scorciatoia presa dalla Lega, che in realtà altro non é che l’ennesimo vicolo cieco, ma nello stesso tempo rilanciando il tema. Ammodernare lo Stato, abbattere la burocrazia, instaurare una gestione virtuosa in ogni Regione, avere un sistema fiscale e una una sua applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale, abbattere ogni forma di illegalità e corruzione, intervenire nel concreto a rilanciare economia e lavoro senza clientele e favoritismi, restituire alle istituzioni dignità, capacità di risposta e autorevolezza é la risposta da dare. Strada non semplice, ma percorribile per un PD che si sforza di rappresentare, o meglio ESSERE, il cambiamento tanto necessario. Certo per farlo dobbiamo liberarci dai soliti “parrucconi” che parlano un linguaggio oramai incomprensibile e si rivolgono ad una società che non esiste più da tempo, così come da certi giovani rampanti che spacciandosi per il nuovo in realtà rappresentano tutti i difetti del vecchio, senza averne nemmeno le virtù. Sono però convinto che sempre di più stia crescendo una nuova classe dirigente capace di interpretare realmente la ventata di fiducia raccolta alle ultime elezioni europee e di dare concretezza alle priorità che prima indicavo e che rappresentano la vera risposta ad un’esigenza ben presente e radicato nella società lombarda.
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